Chi sono

Il mio nome è Angela e attraverso la Psicoterapia Interazionista e la Psicoterapia Breve Strategica mi occupo di favorire il benessere delle persone condividendo assieme soluzioni, tecniche e strategie.

Partendo da queste basi il mio approccio è vasto, trasversale, contiene moltitudini, sono convinta che la ricchezza di un professionista sia far convivere in sé più risorse, abbracciando il sapere derivato da diverse discipline e punti di vista differenti.

Metto i miei interlocutori nella condizione di costruire una relazione che sin dal primo incontro sarà percepita come reciproca. Nel mio studio non si lavora ‘sulla’ persona, bensì ‘con’ la persona: a ciascuno il suo, ‘ciascuno a suo modo’.

Ogni problema ha un approccio, ogni protocollo ha un contro-protocollo, ogni persona porta con sé un suo personale problema e, allo stesso modo, ciascuno ha bisogno di un suo strumento, un suo approccio, una sua personale soluzione e risoluzione, che si troveranno assieme. E se non c’è soluzione, allora, sempre insieme la si costruirà, ex-novo.

“Mi contraddico? Certo che mi contraddico! Sono vasto, contengo moltitudini”

Walt Whitman

È solo abbracciando le mie contraddizioni e dunque quelle moltitudini che compongono il mio ‘essere’ persona e psicoterapeuta, che ho imparato ad avvicinarmi alla vita delle persone che incontro, alle storie che ascolto, accogliendo il punto di vista dell’altro, degli interlocutori che mi accordano fiducia. Come recita un antico detto popolare Pellerossa: ‘Prima di giudicare qualcuno dovresti aver passato molte lune nei suoi mocassini’.

E strada facendo, camminando insieme, andremo verso un luogo e un tempo che chiameremo ‘relazione terapeutica’, in cui come scrive Jorge Luis Borges nel “Poema dell’amicizia”:

“Non posso darti soluzioni per tutti i problemi della vita, Non ho risposte per i tuoi dubbi o timori, però posso ascoltarli e dividerli con te.

Non posso cambiare né il tuo passato né il tuo futuro,
però quando serve starò vicino a te.
Non posso evitarti di precipitare, solamente posso offrirti la mia mano perché ti sostenga e non cada.
La tua allegria, il tuo successo e il tuo trionfo non sono i miei,

però gioisco sinceramente quando ti vedo felice.
Non giudico le decisioni che prendi nella vita,
mi limito ad appoggiarti, a stimolarti e aiutarti se me lo chiedi.
Non posso tracciare limiti dentro i quali devi muoverti,
però posso offrirti lo spazio necessario per crescere.
Non posso evitare la tua sofferenza, quando qualche pena ti tocca il cuore, però posso piangere con te e raccogliere i pezzi per rimetterlo a nuovo.
Non posso dirti né cosa sei né cosa devi essere,
solamente posso volerti come sei (…).”

Nel mio studio di psicologia la ‘relazione terapeutica’ si configura come un confronto reciproco in cui le costruzioni e le interpretazioni dell’altro in relazione al proprio disagio sono accolte con rispetto, oltre ogni possibile precomprensione teorica e tecnica che può pregiudicare l’inizio di un nuovo rapporto.

Insieme possiamo co-costruire uno spazio in un preciso tempo in cui condividere un possibile senso della vita e se serve, perfino ri-significarla nuovamente. Che poi: l’essenza umana è trovarsi assieme. 

‘Qualunque altro senso si voglia dare a questa vita, l’importante è darsi una mano l’un l’altro’ (K. Vonnegut).

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